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Subgenere Polyantha

 

Piante quasi tutte molto grandi, con foglie di solito verdi uniformi, generalmente tra i 30 e i 50 cm ma che arrivano in alcune specie fino al metro. I fiori che variano in numero dai 2-3 fino a una ventina, vengono portati su lunghi steli. Possono essere sia terrestri, che litofite che epifite ed hanno generalmente bisogno di molta luce ed alte temperature. Braem considera questo subgenere composto da tre sezioni: mastigopetalum (labello molto pronunciato e sporto in avanti, sepalo dorsale appuntito spesso con evidenti o nette striature, petali "triangolari stretti" o nastriformi), polyantha (sepalo dorsale rotondeggiante, labello simile al subgen. Paphiopedilum, petali laterali che si allargano) e mystropetalum (sepalo dorsale arrotondato, labello simile al subgen. Paphiopedilum, petali a nastro).

Cribb mette i Mastigopetalum come <<Subgenere Paphiopedilum, sezione Coryopedilum>> mentre le sezioni Polyantha e Mystropetalum vengono unite nel <<Subgenere Paphiopedilum, sezione Pardopetalum>>.

La sezione che ha un maggior numero di specie è la Mastigopetalum, di cui fanno parte alcune delle specie più grandi, belle, eleganti e, purtroppo per noi, più costose dell'intero genere.

Mastigopetalum

Pur presentando tutte le specie caratteristiche comuni, ho deciso di dividerle in tre gruppi principali, non tanto per affinità genetiche quanto per somiglianze visive: rothschildianum e simili, stonei e simili, più la sezione delle specie di recentissima scoperta. In questi poi si distinguono alcuni "complessi" di piante molto simili tra loro, a volte anche di difficile riconoscimento tra specie e specie se non per minuti particolari. Quasi tutte le piante sono molto grandi e di lenta crescita, molte non fioriscono sulla vegetazione dell'anno precedente (come la maggior parte dei paphiopedilum) ma su getti vecchi di almeno due o tre anni. Interessantissimi sono gli ibridi tra questa sezione e i Cochlopetalum, che portano un gran numero di fiori che si aprono in lenta successione con sovrapposizioni di due/tre fiori aperti in contemporanea, dai fiori con labelli più "rotondi" e sfumati sul rosa, e lunghi petali più o meno ricadenti, spesso avvolti a spirale. Le specie provengono da una vasta area che comprende il Borneo, le Filippine, Sulawesi e Nuova Guinea, anche se la maggior parte sono endemiche di aree molto limitate.

Rothschildianum e compagnia bella

P. rothschildianumPaphiopedilum rothschildianum (Reichb. f.) Stein
Sec. Mastigopetalum
Syn: Cypripedium neo-guineense Linden
Paphiopedilum elliotianum (O'Brien) Stein
Paphiopedilum nicholsonianum ex Hort.
Una delle più belle orchidee del mondo. Pianta molto grande (foglie di 40/60 cm larghe fino a 7/8 cm) che in natura è presente esclusivamente su un lato del monte Kinabalu nel Sabah, in Borneo, dove è minacciata di estinzione a causa della raccolta abusiva che ne viene fatta. Abusiva in quanto le stazioni conosciute risultano tutte entro il perimetro del parco nazionale del Kinabalu, all'interno del quale è, ovviamente, proibita la raccolta.P. Saint Swithin 'Maki'
I 3/5 fiori molto grandi (arrivano sui 25/30 cm di larghezza ed anche più) sono portati ben distanziati su di uno stelo eretto e si aprono in veloce successione.
Il labello è di colore rosso mattone, i petali (portati da orizzontali fino ad una inclinazione di circa 45°) ed il sepalo dorsale presentano delle belle striature color amaranto scuro su fondo bianco puro o bianco crema.
Molto ricercato anche come genitore per ibridi (una sessantina solo quelli primari), tra i più "riusciti" ricordiamo il P. Transvaal [x chamberlainianum (o victoria-reginae che dir si voglia)] , il P. Saint Swithin (x philippinense), il P. Prince Edward of York (x sanderianum), il P. Delrosi (x delenatii), il P. Dollgoldi (x armeniacum), il P. Iantha Stage (x sukhakulii) e molti altri. Ai "figli" trasmette le dimensioni generose e parte della forma del fiore. Difficilmente però si riscontrano nei suoi ibridi i colori pieni della specie. Attenzione comunque ai prezzi che sono spesso molto alti.
Tra i cloni più belli ricordiamo i P. rothschildianum 'Rex' e 'Mount Milais', entrambi FCC/AOS con 92 punti. Questa specie è tra quelle che ha ricevuto il maggior numero di premi tra tutte le orchidee, tra cui ben 19 FCC/AOS ed un altissimo numero di altri premi e riconoscimenti.
P. Transvaal 'Maki's Dream'Come abbiamo detto l'areale di crescita è molto limitato, nell'area del monte Kinabalu, tra i 400 e i 1000 metri di quota, dove cresce affondando le radici nell'humus su rive di torrenti e scogliere rocciose. In estate le temperature variano dai 30 ai 40° diurni mentre di notte scende sotto i 20°. In inverno invece scendeno con le minime fino a 10/12° per un paio di mesi, e pare che questo periodo "freddo" sia necessario per l'induzione alla fioritura.
In coltivazione vuole temperature calde (minime di 17/18°) tranne uno/due mesi in inverno quando temperature più fresche sono necessarie per una corretta fioritura, molta luce (poco meno delle Cattleya), un composto molto aerato e drenante, con bark di grossa pezzatura, fertilizzazioni frequenti ma molto diluite (1 gr per 4 o più litri), alta umidità ambientale. Piante adulte fioriscono su getti di due anni, mentre singole divisioni possono impiegare anche 4/5 anni prima di fiorire.paphiopedilum_iantha_stage_2.jpg (42532 byte)
Le piante giovani vanno tenute al caldo (con minime di 20/22°) fino a quando non hanno foglie di almeno 10/15 cm poi possono venire coltivate come le piante adulte.
Fowlie riportava che il barone von Rothschild negli anni trenta aveva una pianta con molte decine di getti, che portava a fioritura annualmente una dozzina di steli. Chi non vorrebbe avere una pianta simile nella propria collezione?
Questa specie purtroppo non è affatto adatta a principianti, vuoi per i requisiti di coltivazione non alla portata di tutti, vuoi per la lentezza di crescita e la difficoltà alla fioritura che possono essere "stancanti" per un amatore alle prime armi. Inoltre alcuni cloni, pure molto belli, hanno intrinseche difficoltà a fiorire. Ricordo il P. roth. 'Charles' che è noto per essere ancora più lento a fiorire della specie tipo e per trasmettere questa poco apprezzabile caratteristica alla discendenza.

Paphiopedilum philippinense (Reichb. f.) Stein
Sec. Mastigopetalum
Syn. Paphiopedilum cannartianum Linden
Paphiopedilum laevigatum Bateman
P. philippinense 'Woodbell' . questo clone ha petali di ben 27 cm !Pianta nativa delle Filippine, di dimensioni non proprio piccole (4/6 foglie di circa 35/40 cm largheP. philippinense 'Nakamihara 2'  SM/JGP 4cm), ha 3/5 fiori che si aprono in più o meno contemporaneamente su uno stelo lungo fino a 50 cm. Il singolo fiore assomiglia al rothschildianum ma più piccolo e dai colori più chiari, ha il labello dal giallo senape al nocciola chiaro, con i petali portati non orizzontalmente ma variamente inclinati verso il basso e solitamente "arricciati" a spirale.
Vuole temperature calde ma può essere coltivato anche come pianta da serra intermedia, con buona luce ma non sole diretto e sopporta substrati anche non ottimali. Attenzione a non dividere piante con poche radici, infatti queste si sviluppano solo su getti che abbiano almeno uno o due anni. Rimane in ogni caso la specie del gruppo di piu facile coltivazione.
Specie molto usata nelle ibridazioni, usualmente passa ai discendenti molte caratteristiche quali i petali lunghi e ilP. philippinense var. album 'Bob Jones' bel labello giallo. Tra i più noti il P. Honey (x primulinum … molto diffuso), il P. Saint Swithin (x rothschildianum), P. Mount Toro (x stonei), il P. Michael Koopowitz (x sanderianum), P. Berenice (x lowii).
Il P. philippinense è una specie molto variabile ed alcune forme sono state di volta in volta considerate dai vari autori come sinonimi, varietà o specie distinte, come P. laevigatum o P. cannartianum  P. laevigatumUna varietà quasi universamente riconosciuta e la var. roebelinii. E' nota anche una (piuttosto costosa) varietà alba (alboflava) dai bellissimi fiori color verde chiaro o giallo-crema, recentemente scoperta.
Il P. philippinense, in tutte le sue forme, varietà e soprattutto ibridi, è probabilmente la specie di questa sezione più comune in coltivazione.
La sua fortuna, rispetto ad altre specie di pari o superiore bellezza, è dovuta alla maggiore facilità di coltivazione, fertilità e velocità di crescita. Impiega infatti, in condizioni normali, "solo" 6/7 anni dalla nascita alla fioritura, mentre rothschildianum, sanderianum e stonei ne impiegano sino a 12.
Addirittura ibridi primari con alcuni diversi Cochlopetalum (primulinum, glaucophyllum, liemianum) hanno semi-saturato il mercato, grazie a (o per colpa di) ditte che li coltivano su scala industriale e partendo da seme arrivano in pochissimo tempo (2-3 anni) alla fioritura, facendo così abbassare i prezzi sino a 25-30.000 lire per P. roebelinii 'Tomoe' BM/JGPpiante adulte. Da notare che questi ibridi, dalla crescita comunque piuttosto piuttosto veloce (anche se in casa non si può assolutamente arrivare ai risultati "industriali"), sono molto resistenti, assolutamente "casalinghi", con lunghi rami che portano numerosi fiori grandi (anche più di una decina), spesso vivacemente colorati, che rimangono in fiore anche per mesi visto che spesso i fiori si aprono in successione con sovrapposizioni di 2/3 per volta.
Insomma, pur nella loro ormai comune popolarità, sono piante assolutamente da non sottovalutare, adatte anche per "principianti".P. roebelinii var. album 'Aoyagi'

Paphiopedilum philippinense var. roebelenii (Veitch) Cribb
Sec. Mastigopetalum
Syn. Paphiopedilum roebelenii.
Il P. roebelinii, è considerato , a maggioranza, come varietà del philippinense. Questa forma si presenta con petali molto lunghi (fino ad una 30ina di cm) e arricciati e dai fiori solitamente di tonalità più scura. E' usato molto spesso nell'ibridazione soprattutto con gli altri Mastigopetalum a petali lunghi (stonei e sanderianum in testa).

Paphiopedilum sanderianum (Reichb. f.) Stein
Sec. Mastigopetalum
L'orchidea rara per definizione: bellissima e ricercatissima (nonché carissima) specie che vive in un ristretto areale nel Borneo è stata per decenni il vero "Santo Graal" delle orchidee.
Paphiopedilum Screaming Eagle (Berenice x sanderianum)Pur essendo stata scoperta nel 1866 era praticamente scomparsa in coltivazione all'inizio del 1900, ed è stata ritrovata in natura solo a metà anni '70 e le prime piante in coltivazione sono state disponibili solo verso la metà degli anni '80. Addirittura, negli anni precedenti la sua riscoperta, alcuni botanici cominciavano a pensare che le piante descritte nell'800 fossero dei cloni aberranti di philippinense, dei "lusus naturae". La pianta molto grande porta uno stelo relativamente corto, con pochi (solitamente 2/3 anche se può portarne fino a 5) ma grandi fiori caratterizzati dai lunghissimi petali ricadenti (circa 90 cm quelli registrati dal Guiness dei primati).
In natura vive su pareti o costoni rocciosi, dove la pianta cresce inclinata con i petali che ondeggiano nel vuoto, tra i 100 e i 500 metri di altitudine.
Nel Sarawak, dove vive, l'umidità è costantemente alta, il suolo costantemente bagnato ed il periodo "secco" è solo leggermente "più secco" del normale.
I primi mesi dell'anno, fino ad aprile/maggio, sono caldi e piovosi. Giugno e luglio i più freschi quando le temperature minime scendono sotto i 15° e le piogge si diradano. Poi ad Agosto ritornano i caldi venti monsonici che alzano la temperatura e portano pesanti e frequenti piogge. A settembre gli acquazzoni diminuiscono anche se le temperature rimangono alte. Ottobre è il mese più secco, con temperature sui 30° diurni e i 18/20 notturni. Da novembre le piogge ricominciano fino all'aprile successivo e la pianta fiorisce tra gennaio e marzo. Sembra quindi che l'induzione a fiore sia data non tanto dal periodo fresco di giugno quanto dal periodo caldo/secco di ottobre o addirittura dall'intera successione fresco - caldo/umido - caldo/secco.
Paphiopedilum Prince Edward of York (rothschildianum x sanderianum) Naturalmente da noi il ciclo stagionale va invertito, il periodo fresco andrà dato in dicembre/gennaio e il periodo caldo/secco in aprile e le piante dovrebbero fiorire in piena estate, tra luglio e settembre.
La bellezza dei fiori e la lunghezza dei petali ne fanno una specie ricercatissima come genitore per le ibridazioni e (anche se lentamente sta raggiungendo una certa diffusione in coltivazione) praticamente introvabile a forza fiore se non a prezzi da allucinazioni (qualche milione per piante "così e così", diversi milioni per le piante dai fiori più belli e dai petali più lunghi). Negli incroci trasmette ai discendenti i suoi caratteristici e lunghi petali. Uno degli ibridi più belli è il P. Michael Koopowitz dove la bellezza dei petali è rafforzata dal philippinense (meglio ancora se viene usata la varietà roebelinii). C'è da dire che tra la riscoperta della specie che rimane piuttosto recente e la lentezza della crescita di questa pianta, la grande maggioranza degli ibridi registrati sono fioriti da pochi anni o sono adesso alle prime fioriture e pochissimi ibridi di seconda generazione stanno per essere registrati (è di poco tempo fa ad esempio la registrazione di P. Taylor Hershey P. lowii x P. Prince Edward of York). La maggior parte infatti stanno ancora crescendo ed i risultati si vedranno nei prossimi anni.
Un piccolo giallo: non molto tempo fa è apparsa sul bollettino dell'AOS un articolo nel quale veniva affermato che l'incrocio dei cloni 'Deep Pocket' x 'Jacobs Ladder' sarebbe stato un Prince Edward of York (sanderianum x rothschildianum). Questa affermazione è alquanto strana, infatti al momento mi risulta che sia il 'Deep Pocket' che il 'Jacobs Ladder' siano cloni diversi di P. sanderianum. Anzi, due dei migliori sanderianum conosciuti. Tra l'altro, perché l'affermazione sia vera occorrerebbe che uno dei due sia un rothschildianum puro (cosa evidentemente falsa), oppure che entrambi siano ibridi (difficile). Insomma, stò ancora cercando chiarimenti. In effetti alcune foto che mostrano fiori di tale ibrido, fanno vedere petali piuttosto corti, sui 40cm, notevolmente più corti di quanto ci si potrebbe aspettare da simili genitori. Tra l'altro pare che l'incrocio e le fiasche originali provengano dal giappone, dove è anche diffuso il maggior numero di queste piante. Insomma, un piccolo rebus.

Paphiopedilum glanduliferum (Blume) Stein, Paphiopedilum praestans (Reichb.f.) Pfitzer,, Paphiopedilum wilhelminae L.O. Williams, Paphiopedilum gardineri (Guillemard) Pfitzer
Sec. Mastigopetalum
Specie diverse molto simili … glanduliferum - praestans - gardineri - wilhelminae potrebbero far parte inP. praestans 'Maki' realtà di un'unica specie molto variabile. La prima descrizione è per il glanduliferum, nel 1848, però dopo la prima raccolta fatta da Zippel sulle cui piante si basa la descrizione, non è più stato ritrovato questo tipo specifico. Il labello è molto pronunciato, il sepalo dorsale presenta nette striature scure su fondo più o meno chiaro ma in alcune varietà le strisce si P. praestans 'Maki's Happiness'fanno molto meno pronunciate diventando una zona di sfumata scura sul sepalo. I petali arricciati sono portati da più o meno orizzontali a molto inclinati verso il basso anche questi con le caratteristiche del sepalo. Il colore varia tra il giallo/crema ed il marrone scuro. Tutte le specie provengono dalla Nuova Guinea. Cribb riconosce solo P. glanduliferum e P. wilhelminae, entrambi come specie valide.
Il P. glanduliferum è (o dovrebbe essere) la "specie" più grande, con 4-6 foglie lunghe sino a 40 cm e larghe 4-5 cm. Lo stelo (alto circa 30-35 cm) porta da 1 a 3 grandi fiori, con staminodio di forma rettangolare e petali striati lunghi dai 10 ai 13 cm.
Il P. praestans dovrebbe portare 5-7 foglie di 20-25 cm, larghe circa 3 cm. Lo stelo lungo fino a 45 cm porta da P. wilhelminae 'Dark Beauty' HCC/AJOS2 a 5 fiori che hanno lo staminodio rettangolare, di colore giallo crema, petali con striature verde/marrone (mai porpora) larghi 1 cm e lunghi tra 8 e 10 cm. Dovrebbe provenire dal centro e dal nord-est della Nuova Guinea.
Il P. wilhelminae è la "miniatura" dei Mastigopetalum, nonchè probabilmente la specie più interessante dell'intero gruppo del glanduliferum, con 4-6 foglie lunghe tra i 10 e i 15 cm e larghe un paio, stelo fiorale tra i 15 e i 30 cm che porta da 1 a 3 fiori solitamente molto scuri, piccoli se raffrontati al glanduliferum ma piuttosto grandi in proporzione. I petali striati di marrone/porpora sono lunghi "solo" 6-7 cm e larghi tra 1/2 e 1 cm. Lo staminodio è trapezoidale e graziosamente colorato sul rosa.
Questa specie (o varietà che sia) è molto apprezzata proprio per le sue dimensioni compatte che ne fanno un ottimo genitore per ottenere ibridi "portatili" di questo sottogenere, che notoriamente ha piante molto grandi e ben pocoP. gardineri maneggevoli. Molto interessante è il wilhelminae x rothschildianum realizzato con questa specie.
Il P. gardineri non è ben chiaro come classificazione, è, o dovrebbe essere, molto simile al wilhelminae, e si riconoscerebbe principalmente dallo staminodio leggermente diverso.
Tanto per complicare un po' le cose si può aggiungere a questi il P. bodegomii, che presenta la pianta leggermente più grande del wilhelminae (5-7 foglie lunghe 20/25 cm) , con fiori dai petali e sepali più grandi e labello leggermente più piccolo.
Tutte queste piante vanno coltivate con temperature da medie a calde, vogliono molta luce (il wilhelminae solitamente cresce ai bordi della foresta, dove è ben poco protetto dal sole diretto) e un breve periodo di riposo invernale con temperature leggermente più basse e con minori innaffiature.
P. wilhelminae 'Black Bird'La Royal Horticoltural Society inglese (RHS), che tiene il registro degli ibridi di orchidee, considera tutto il gruppo come P. glanduliferum (con la recente esclusione del wilhelminae), per cui gli ibridi fatti con tutte queste specie/varietà hanno gli stessi nomi. Solo dal 1° luglio 2000 infatti la RHS considera il P. wilhelminae come specie a parte, quindi occorre registrare tutti i suoi ibridi che al momento rimangono senza 'nome' e si trovano in vendita con i nomi registrati per il glanduliferum.
Attenzione quindi quando acquistate ibridi di glanduliferum perché possono avere caratteristiche piuttosto differenti se fatti con una 'varietà' piuttosto di un'altra. Tra gli ibridi, oltre al già citato (e molto bello) P. Susan Booth, si può ricordare il P. Edna Ratcliffe (glanduliferum x Saint Swithin) e il P. Wossner Armeniglan (glanduliferum x armeniacum) che produce fiori molto belli, dal fondo giallo dorato, finemente screziati e rigati di sfumature dall'arancio al marrone.

Paphiopedilum kolopakingii

Paphiopedilum kolopakingii Fowlie e P. topperi Braem & Mohr
Sec. Mastigopetalum
Questa specie di descrizione abbastanza recente (le prime notizie sono del 1984) presenta due forme abbastanza distinte, una dal colore mattone/giallo ed una tendente al verde che viene spesso indicata con il nome di P. topperi (forma che è la più comunemente coltivata in Europa). Lo stelo eretto porta molti fiori, anche una ventina (la/le specie è quella che ne porta in maggior numero tra tutti i mastigopetalum) che si aprono più o meno contemporaneamente. Il sepalo presenta molte strisce scure su fondo bianco o verdognolo.
I petali non lunghissimi ma piuttosto larghi, si presentano stesi o leggermente arricciati, solitamente presentando alcune striature. La pianta è molto grande, con 8/10 foglie lunghe fino a 80 cm e larghe anche 10/12 cm, di crescita piuttosto lenta.
Specie interessante per le ibridazioni proprio per la gran quantità di fiori che porta su ogni stelo. I risultati di queste ibridazioni si cominciano a vedere in questi anni; il primo è stato il P. Temptation (x philippinense) registrato da Viengkhou nel 1994, a cui sono seguiti il P. Puppentanz (x haynaldianum) nel 1995 e gli altri. Fino al 2000 sono stati registrati 26 ibridi primari tra cui i più interessanti sono appunto il P. Tempation, il P. Kolosand (x sanderianum), il P. Bel Royal (x rothschildianum), oltre agli ibridi con i gruppi parvisepalum, tra i quali risulta molto bello il P. Howard Frank (x malipoense), e brachipetalum.
Da seme è bene sapere che dalla germinazione alla fioritura impiegherà dagli 8 ai 12 anni, anche se gli ibridi sono di crescita un po' più rapida.

il gruppo stonei-adductum

Questo gruppo presenta specie con caratteristiche comuni, quali un labello pronunciatissimo e portato quasi orizzontale o comunque poco inclinato, tuttavia abbastanza ben distinguibili le una dalle altre, in alcuni casi anche inconfondibili. Ho inserito lo stonei e l'adductum (in realtà più vicino al rothschildianum) insieme in questo gruppo, non perché siano così simili tra loro ma perché esistono diverse specie (anche di recente scoperta) che hanno caratteristiche intermedie, confrontabili con l'una o l'altra specie.

P. adductum 'Maki'Paphiopedilum adductum Asher
Sec. Mastigopetalum
Syn P. eliottianum Fowliei
Questa specie presenta un labello molto prominente però decisamente inclinato verso il basso, di colore dal marrone chiaro, al rossiccio, al giallo.
Il sepalo dorsale presenta diverse nette bande scure su sfondo chiaro, solitamente dal giallo al bianco al verdognolo. I petali partono già molto inclinati e curvano subito verso il basso, presentandosi solitamente verticali o addirittura incrociati dietro al labello, con macchie o sfumature scure su fondo chiaro nella parte iniziale, scurendosi via via verso l'apice. I petali solitamente si presentano stesi. Fiorisce su getti maturi vecchi di 2 o 3 anni, quindi per ben fiorire la pianta deve essere ben accestita con numerosi getti. Le foglie, lunghe 20-30 cm presentano una leggera tassellatura.
E' nativa dell'isola di Mindanao, nelle Filippine, dove cresce a quote sui 1000/1300 mt.

Paphiopedilum stonei (Hook.) Stein
Sec. Mastigopetalum
Paphiopedilum stoneiUna bellissima specie, sfortunatamente "eclissata" dalla notorietà dei P. rothschildianum, sanderianum e philippinense, proveniente dal Borneo, dal labello molto pronunciato e portato quasi orizzontalmente, di colore solitamente dal rosato al rossiccio. Il sepalo dorsale presenta poche bande (solitamente 2-5 ma esistono cloni con il sepalo completamente bianco) color amaranto su fondo bianco. I petali sono abbastanza lunghi, stretti, dai margini lisci o leggermente increspati, inizialmente chiari con macchie rosa, poi sfumati verso toni scuri, portati inizialmente più o meno orizzontali, poi si curvano verso il basso. Esistono diverse varietà, riconosciute più ai fini "orticoli" che botanici. Una di queste, forse la più bella, è la varietà platytaenium, dai fiori leggermente più grandi della specie tipo e lunghi petali orizzontali privi di maculature. Un'altra varietà, la latifolium, si presenta invece con piante un po' più grandi e fiori un po' più piccoli rispetto alla media.
La pianta è di relativamente grandi dimensioni e di crescita purtroppo molto lenta.
Va coltivato come pianta da serra calda, con solo un leggero periodo di riposo invernale a temperature più fresche con un minor apporto idrico per stimolare la fioritura che avviene su getti di 2/3 anni.
Come ibridi, tra i più belli possiamo senz'altro citare i bellissimi P. Lady Isabel (x rothschildianum) e P. Mount Toro (x philippinense).

Paphiopedilum randsii Fowlie
Sec. Mastigopetalum
Specie vicina al P. stonei, anche se inconfondibile, scoperta nel 1968 nelle Filippine. Rispetto ad altre specie della sezione Mastigopetalum è poco comune in coltivazione, poco conosciuta e probabilmente sottovalutata. La pianta (che cresce sia terrestre che epifita) è di dimensioni medie con i fiori non molto grandi ma molto eleganti, da tre a cinque, ben distanziati su uno stelo piuttosto lungo, con labello verde venato di marrone, sepalo bianco/verde striato di amaranto e con i petali lisci, dello stesso colore e striatura del sepalo, che formano una "U" verso il basso.
In coltivazione vuole temperature da medie a calde (fino a 35° diurni estivi e non meno di 15/16° notturni invernali), molta acqua e molta luce.
Pochissimi gli ibridi effettuati, solamente 3 al 1999, precisamente P. John Haag (x P. chamberlainianum, 1982), P. Minisink (x P. concolor, 1990) e P. Gemstone's Randschild (x rothschildianum, 1993) tutti peraltro di modestissima diffusione.

P. supardii 'Kayoko'Paphiopedilum supardii Braem & Loeb
Sec. Mastigopetalum
Syn. Paphiopedilum devogelii Schoser & Deelder
Paphiopedilum victoria De Vogel
Scoperta nel 1972 nel Borneo (anche se sono noti esemplari d'erbario addirittura del 1915) ma introdotta in coltivazione solo nei primi anni 80, questa specie presenta un sepalo dorsale abbastanza largo, bianco/giallo con diverse nette bande scure. Il labello è simile a quello dello stonei mentre i petali (che presentano bordi arricciati e macchie scure) sono portati inclinati e non sono così lunghi come in questa specie. Cribb la propone come parente stretta del rothschildianum, anche se dall'aspetto esteriore non sembrerebbe così vicina. Pochi ancora gli ibridi (4) fatti con questa specie.

Le nuove specie

P. anitum
Specie scoperta nel 1998 molto simile all'adductum e forse varietà di questo. Infatti il fiore è similissimo, distaccandosene per il colore più scuro (il sepalo dorsale si presenta con le striature scure molto larghe e praticamente fuse tra di se) e per altri minuti particolari. Nativa come l'adductum di Mindanao è chiamata dai locali (che, a quanto pare, la conoscevano prima di noi) "orchidea nera". Le differenze dello staminodio rispetto all'adductum sono veramente minute. La pianta è molto grande, con foglie che arrivano a lunghezze di 70/80 cm e con un'altissima infiorescenza (fino a 1,5 metri) che porta fino a 7/8 fiori.
Come per l'adductum si nota una leggera tassellatura delle foglie.P. gigantifolium

Paphiopedilum gigantifolium Braem & M.L. Baker
Sec. Mastigopetalum
Specie scoperta nel 1997 nel Sulawesi, foglie lunghe oltre 60 cm, larghe circa 10 cm, stelo eretto con diversi fiori in proporzione non molto grandi (sui 10 cm) che si aprono in successione.
Questa specie, nel complesso, ha caratteristiche che ricordano molto il supardii, in particolare la varietà di questo chiamata latifolium (che presenta foglie più grandi e fiori di dimensioni leggermente maggiori). Tuttavia alcune caratteristiche possono ricordare sia l'adductum che lo stonei. Cresce tra il livello del mare e i 500 metri, su rive di fiumi e torrenti, cosicché vuole in coltivazione un substrato sempre piuttosto umido.
Cribb puntualizza che la descrizione di Braem non è valida e quindi da considerare come puro "nomen". Si aspetta quindi una valida descrizione di questa specie.

Paphiopedilum intaniae Cavestro
Sec. Mastigopetalum
Specie di recentissima scoperta, con caratteri con caratteri sia di supardii che di stonei per quanto riguarda sepalo e petali, mentre il labello si distacca nettamente dalle caratteristiche delle due specie.
La pianta porta 4/7 foglie, lunghe tra i 25 e i 40 cm, larghe sui 5 cm.
L'infiorescenza, alta da 35 a 50 cm, porta dai 3 agli 8 fiori larghi sui 10/12 cm.

Paphiopedilum ooi Koopowitz
Sec. Mastigopetalum
Anche questa di recentissima scoperta, è una specie vicina al glanduliferum ma con caratteri che possono ricordare il supardii. Labello giallo/verde con reticolo sfumato sul rosso, sepalo dorsale bianco/verde con diverse nette striature rosso/marrone. La pianta produce un altissimo stelo (fino ad un paio di metri) con un numero di fiori non grandissimi (sugli 8/10 cm di larghezza) che varia tra i 4 e la dozzina.

Una specie "misteriosa"

Paphiopedilum elliotianum (O'Brien) Fowlie
Sec. Mastigopetalum
Specie quantomeno dubbia. La descrizione pare sia stata fatta su fiori rovinati. Le prime immagini (disegni) sembrano ritrarre quelli ibridi di sanderianum e la stessa descrizione di Reichembach sembra farlo pensare. In molti casi piante di elliotianum si sono poi rivelate dei rothschildianum, alcuni lo considerano sinonimo di adductum (Braem sembra invece considerare adductum sinonimo di elliotianum), mi sono giunte voci secondo cui il fiore è effettivamente simile a P. rothschildianum , ma piu grande e più scuro e la pianta avrebbe foglie leggermente ma inequivocabilmente tassellate (come l'adductum) insomma …. Boh?
Se entrate in possesso di una piante etichettata come P. elliotianum non vi resta altro che aspettare di vedere la fioritura.

Polyantha

P. haynaldianum 'Sengoku'Specie abbastanza simili tra loro e di difficile riconoscimento. Il gruppo tuttavia è facilmente riconoscibile dagli altri Paphiopedilum. Assomigliano nel complesso ad una sorta di hirsutissimum multiflorale.

Paphiopedilum haynaldianum (Reichb. f.) Stein
Sec. Polyantha
Una specie piuttosto grande, con 6/7 foglie lunghe sino a 40 cm e larghe fino a 5. P. haynaldianum var. album
Nativa delle Filippine porta 3-6 fiori ben distanziati su lunghi rami, di colore verde/giallo sfumato in rosa con grandi macchie scure sui petali e sul sepalo dorsale.
Questa specie vuole temperature da serra intermedia con un breve periodo invernale a temperature più fresche, sui 10°.

Paphiopedilum lowii (Lindl.) Stein
Sec. Polyantha
Uno dei pochi Paphiopedilum realmente ed esclusivamente epifiti, il lowii è una bella pianta, con foglie verde scuro di 30 cm e larghe 4. Lo stelo, alto tra i 60 cm ed il metro, porta solitamente da 2 a 5 fiori, ma una pianta adulta e ben coltivata può averne anche una decina.
Il sepalo dorsale è giallo verde soffuso di porpora alla base, con striature dello stesso colore di fondo ma di tonalità più scura e, contrariamente all'haynaldianum, è privo di macchie. I petali sono giallo verdi alla base e poi sfumano verso il porpora/magenta e presentano, vicino alla base delle macchie porpora scuro. Il labello è sul verde/marrone, con striature scure.
Esistono cloni privi anche delle macchie sui petali.
Vive in un areale piuttosto ampio, che comprende Sumatra, Borneo, Java e Celebes, dove può essere trovato a quote comprese tra i 250 ed i 1600 metri.
Durante l'estate rimane a temperature comprese tra i 30° diurni e i 18 notturni, con lunghe e pesanti piogge. Durante i mesi "invernali" invece la temperatura scende sui 19° diurni e i 12° notturni e rimane più secca, anche se con saltuari acquazzoni.
In coltivazione quindi può essere tenuta in serra intermedia, dando un leggero riposo con minori innaffiature durante l'inverno.

Paphiopedilum lowii var. richardianum (Asher & Beaman) Gruss
Sec. Polyantha
Forma più piccola e con meno fiori della specie tipo. I petali sono proporzionalmente più larghi e caratteristicamente ricadenti.

Paphiopedilum lynniae Garay
Similissimo al lowii e forse varietà di questo, si distingue principalmente dalle piccole macchie presenti anche sul sepalo dorsale

Mystropetalum

Paphiopedilum parishii (Reichb. f.) Stein
Sec. Mystropetalum
Una specie abbastanza grande che produce uno stelo orizzontale di anche 60 cm portante dai 4 agli 8 fiori abbastanza ravvicinati, dal sepalo dorsale bianco/giallo sfumato di verde alla base verde.
P. dianthum var. albumI petali sono portati più o meno orizzontali ed arricciati, il labello è simile come forma alle specie del gruppo dell'insigne.
Questa specie cresce epifita (come il lowii) in un vasto areale che comprende Burma, Thailandia e Yunnan, dove in inverno riceve temperature che di notte si abbassano a toccare i 4/5° anche se in coltivazione è bene non giungere a questi estremi.
Sempre in inverno gli acquazzoni diminuiscono in frequenza, anche se l'umidità rimane comunque sempre molto alta.Paphiopedilum dianthum

Paphiopedilum dianthum T. Tang & Wang.
Sec. Mystropetalum
Syn. Paphiopedilum parishii var. dianthum (Tang & Wang) Cribb & Tang.
Originaria dello Yunnan, dove è stata scoperta nel 1940, questa specie è molto vicina al parishii. Cribb lo considerava varietà di questo anche se nella seconda edizione del suo "The genus Paphiopedilum" ha cambiato idea. Braem la considerano varietà di quest'ultimo mentre Koopowitz lo considera specie valida.
Porta uno stelo eretto con relativamente pochi fiori ben distanziati, dal sepalo bianco. Diversamente dal parishii questa specie è terrestre e solo sporadicamente epifita alla base di cespugli o alberi bassi.

Tutte le foto by T. Tanaka ad esclusione di
P. dianthum: Foto G. Ferretti  - coltivazione P. Dalla Rosa
Foto G. Farinelli: P. Screaming Eagle - Collezione A.L.O.; P. rothschildianum, P. stonei e P. Prince Edward of York (EOC-2003); P. gigantifolium.

 

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© Giulio Farinelli 1997-2005