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Malattie e Parassiti


Anche le orchidee, come tutte le piante, sono soggette ad attacchi di insetti, batteri, funghi e virus.

In questa pagina parleremo di come trattare questi problemi, e quindi di come usare insetticidi e anticrittogamici.

Questi prodotti sono VELENI, ed anche se difficilmente si maneggiano prodotti mortali, sono tutti (chi più chi meno) TOSSICI.

Quindi … maneggiare con prudenza, seguire attentamente le istruzioni, non usare dosaggi superiori a quelli indicati ma al contrario è bene sempre sottodosare, riporre scatole e bottigliette in posti sicuri e lavarsi bene con acqua e sapone dopo l’uso.

Gli insetti che più facilmente attaccano le nostre benamate sono cocciniglie, afidi e ragnetti rossi, e tutti quanti succhiano la linfa, debilitando la pianta.

Le cocciniglie si presentano in due tipi: cotonose e a scudo. Le prime sembrano dei batuffolini bianchi che si attaccano alle ascelle delle foglie e allo stelo fiorale, le seconde invece assomigliano a degli scudetti cerosi di colore marroncino. Per entrambe la cosa migliore da fare sarebbe di toglierle una ad una, magari con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool, anche perché gli insetticidi difficilmente funzionano bene a basse dosi, mentre se vengono usati in modo massiccio c’è il rischio di danneggiare la pianta. Il trattamento va fatto anche più volte ad intervalli regolari, soprattutto controllando bene i punti più nascosti e riparati, perché spesso è proprio li che si attaccano.

Gli afidi invece sembrano delle moschine verdi, e spesso sono aiutati nella loro diffusione dalle formiche che le usano come "mucche da latte" sfruttando un liquido zuccherino che queste secernono. Anche in questo caso la rimozione manuale sarebbe la cosa migliore, ma se l’infestazione è grave si deve ricorrere a degli insetticidi specifici. Meglio usarli comunque parsimoniosamente ed in giornate nuvolose e senza vento.

I ragnetti rossi invece sono molto subdoli, perché sono così piccoli che si fatica a vederli ad occhio nudo. Fanno parte della famiglia degli acari e di solito si sistemano nella pagina inferiore delle foglie per succiare la linfa. Nelle infestazioni gravi si possono riscontrere decolorazioni anche nella pagina superiore, mentre quella inferiore diventa bianco/giallastra e cosparsa di minuscoli forellini. Si deve per forza usare un insetticida specifico ed anche in questo caso meglio un uso blando e ripetuto che una sola dose massiccia che potrebbe rovinare la pianta.

Altri insetti che attaccano le orchidee e possono rivelarsi estremamente dannosi sono lumache, limacce, millepiedi ed altri insetti masticatori che possono attaccare le radici mangiandone le punte mano a mano che nascono. In questi casi si possono usare delle esche avvelenate a base di formaldeide (comuni in commercio) oppure sistemi più artigianali … come un piattino con un po’ di birra … una patata scavata messa con la parte concava sul terreno (ci si rifugiano sotto i "porcellini d’india") ecc.

Veniamo ora alle malattie. Si possono distinguere in batteriche, crittogamiche (funghi) e virali.

Le malattie batteriche sono molto pericolose, in quanto hanno un decorso a volte velocissimo e possono uccidere la pianta in pochi giorni. I batteri che causano marciumi infatti possono attaccare la pianta in un punto qualsiasi, foglie, radici, bulbi, e da qui diffondersi in tutto il resto della pianta. Molto spesso queste infezioni batteriche nascono se ci sono dei ristagni di acqua e/o ambienti molto umidi e non ventilati e si possono diffondere velocemente tra le piante vicine. Se ci si accorge di un qualche marciume sulle foglie ma soprattutto sui bulbi, è sempre bene controllarlo attentamente, soprattutto se ci si accorge che si allarga visibilmente da un giorno all’altro. Allora è proprio il caso di prendere la pianta, eliminare le parti infette e mettere le piante in un ambiente meno umido (o più ventilato). Se ci si accorge che l’infezione si è propagata internamente, bisogna tagliare e scavare sino a quando tutta la materia malata non è stata tolta … capita che interi bulbi vadano asportati quando l’infezione ha raggiunto la base e si sta propagando attraverso il rizoma. In questi casi è meglio svasare la pianta e controllare anche le radici, quindi medicare con qualche "antibiotico". Abbastanza efficace in molti casi di marciume, si è rivelato il Cicatrene in polvere (facilmente reperibile in farmacia), cosparso sulle parti infette (che comunque è sempre bene asportare) e/o iniettato nel bulbo (o nel rizoma, dipende dal posto dell’infezione) con una siringa. Se tuttavia la pianta dovesse essere quasi completamente infetta …. bè, fategli un bel funerale!

Le malattie crittogamiche sono un po’ più semplici da controllare, in quanto hanno un decorso più lento e risultano fatali in pochi casi (anche se possono comunque arrecare gravi danni alle piante). Si possono riscontrare sia in forme di marciumi che di seccumi delle parti aeree, e sono molto comuni. La maggior parte delle macchie e macchioline che si vedono sulle foglie sono, per esempio, da attribuire ai funghi, in particolare ad uno, del genere Bothritis, che causa disseccamenti delle punte e macchioline scure (e appassimento precoce) sui fiori. Questo sorge quasi spontaneamente in ambienti molto umidi e poco ventilati e, anche se è fatale solo in rari casi di negligenza, rappresenta spesso una scocciatura. Il miglior rimedio nei casi di infezioni fungine è di trattare le piante con anticrittogamici (immersione completa per una ventina di minuti in una soluzione) e aumentare la ventilazione dell’ambiente. Meglio sarebbe trattare preventivamente con blande applicazioni di anticrittogamici ad intervalli regolari di 15 gg./ 1 mese durante tutto l’arco dell’anno (o della stagione vegetativa per le piante che esigono un periodo di riposo assoluto) e tenere le piante in ambienti ben ventilati.

Le infezioni virali sono lo spauracchio del coltivatore di orchidee, per il fatto che al momento non esistono cure per le piante colpite. Queste malattie hanno un decorso anche di anni e spesso restano latenti a lungo. Si manifestano con screziature e decolorazioni variegate su foglie e fiori (questi appassiscono anche più velocemente), e l’unico rimedio che esiste è il fuoco per l’intera pianta. Le piante sembrano ancora prospere, ma i nuovi getti sono anno dopo anno sempre più deboli, e la pianta decade progressivamente. Possono ancora fiorire per due, tre o più anni, ma alla fine, inevitabilmente, arriva la morte. Se avete qualche sospetta infezione virale, isolate immediatamente la pianta e chiedete un parere ad altri, evitate di usare forbici e attrezzi su altre piante senza prima averli sterilizzati (norma questa che sarebbe da seguire sempre e comunque), altrimenti correte il rischi di infettare la vostra intera collezione e di doverla distruggere in seguito. Uno dei più comuni virus è il "Mosaico" del Cymbidium, che si manifesta con decolorazioni ed annerimenti a forma di reticolo sulle foglie. Lo stesso tipo di macchie appare sui fiori, però solo dopo qualche giorno che questi si sono aperti. I fiori delle piante colpite da virus rimangono aperti molto meno tempo di quelli sani, e nelle infezioni avanzate, i fiori possono essere deformati e/o non aprirsi affatto.

 

Altri danni alle orchidee vengono causati da eccessi (o difetti) di sole, temperatura, acqua, fertilizzante.

Se viene dato troppo sole, le foglie diventano gialle e nei casi più gravi si manifestano bruciature (porzioni delle foglie che sembrano carbonizzate), la crescita è stentata e la fioritura può essere compromessa. Se la luce è troppo poca, la pianta risulta debole con bulbi e foglie deboli ed allungati in maniera anormale (fenomeno della eziolatura), i bocci si svilupperanno ma cadranno prima di aprirsi. Le foglie si presenteranno di un bel verde scuro, ma questo è comunque un sintomo di mancanza di luce. Sembrerà strano, ma qualche foglia giallognola (sempre che dipenda dalla luce e non da qualche malattia) può essere un segno di buona salute.

Temperature troppo alte o troppo basse debilitano e danneggiano le piante, specie se associate a valori di umidità relativa "sballati". In caso di temperature alte, si può aiutare le piante aumentando l’umidità, e viceversa in caso di basse temperature. Naturalmente evitare di far scendere le temperature sotto zero per quelle piante che non lo sopportano. Ad esempio molti Cymbidium, Coelogyne, Pleione, alcuni Dendrobium e alcuni Oncidium sopportano molto bene modeste gelate, mentre al contrario il gelo è causa di morte immediata per la maggior parte delle orchidee da serra temperata/calda come Phalaenopsis ecc. Quando queste sono colpite da gelate, foglie e fusti si presentano come "lessati" assomigliando alle verdure con cui si è fatto il brodo.

Se bulbi e foglie si rinsecchiscono e ammosciano, attenzione alle annaffiature, perché al 90% sono la causa dei vostri guai. Infatti sia per gli eccessi che per i difetti di annaffiature, i sintomi sono gli stessi, con corrugamento dei bulbi ed afflosciamento delle foglie, perché in tutti e due i casi viene a mancare la funzione delle radici. Nel caso di difetti di annaffiature, con il composto continuamente asciutto o quasi, le radici si presentano ancora sane, anzi, c’è un grande sviluppo di queste, per cui basta iniziare ad innaffiare in maniera più abbondante e/o regolare perché la pianta riprenda tono. Nel caso di eccesso di annaffiature invece le radici muoiono e marciscono, ed allora la pianta si ritrova a sopravvivere solamente delle riserve fino a che non ne abbia fatte crescere di nuove. Questo caso è più grave del precedente, in quanto spesso non ci si accorge del reale stato di salute delle radici e si continua ad innaffiare (o addirittura ad aumentare le annaffiature) peggiorando continuamente la situazione. Quindi se ci si accorge che la causa del deperimento è dovuta ad un eccesso di annaffiature è obbligatorio svasare la pianta, ripulirla per bene dal vecchio composto, tagliare via le radici morte, immergerla in un anticrittogamico (in modo da non far marcire le radici appena tagliate) e rinvasarla in un composto nuovo seguendo attentamente i consigli che ho dato per i rinvasi. Dopo un po’ di tempo la pianta emetterà nuove radici e si potrà riprendere il normale regime di annaffiature.

Per quanto riguarda i fertilizzanti invece, in realtà sono pericolosi solo gli eccessi (parliamo di eccessi di concentrazione, in quanto non è pericolosa la frequenza delle fertilizzazioni se sono eseguite a dosi "blande"), perché bruciano le radici e quindi si ripresenta il caso di cui sopra (in casi eccessi esagerati di fertilizzanti , possono "bruciarsi" anche i nuovi getti e/o le punte delle foglie adulte) ed allora l’unico rimedio è sciacquare bene ed accuratamente la pianta e rinvasare. I difetti di fertilizzante non danno segni particolarmente manifesti, se non uno stato di salute meno vigoroso ed una crescita più stentata rispetto ad una pianta ben nutrita, quindi non sono particolarmente pericolosi, basta aumentare leggermente la frequenza o la concentrazione (meglio la frequenza). Attenzione alle piante in riposo che assolutamente non vogliono fertilizzazioni.


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© Giulio Farinelli 1997-2005